Il Carnevale di Ivrea, ufficialmente “lo Storico Carnevale di Ivrea”, si svolge nell’omonima Città canavesana; è famoso soprattutto per la “Battaglia delle arance“
lo Storico Carnevale di Ivrea si caratterizza soprattutto per il complesso cerimoniale folcloristico denso di evocazioni storico-leggendarie, per la spettacolare “Battaglia delle arance” che è divenuta l’icona stessa del Carnevale e per l’usanza diffusa di indossare un berretto rosso (che invita a non essere bersagliati dai lanci delle arance).
A conclusione della manifestazione, nella parata del 13 febbraio 2024, sfileranno ij Danseur del Pilon AL SEGUITO DI Gianduja e Giacomètta de la Famija Turineìsa.
LA SFILATA DEL CORTEO STORICO EPOREDIESE
Nei tre giorni di carnevale, lungo le vie cittadine, si svolge la tradizionale sfilata alla quale partecipano carri, gruppi folcloristici e bande musicali provenienti, su invito, anche da altre regioni italiane o da altri paesi europei. Ogni anno dunque il carnevale presenta elementi di novità, ma la tradizione rimane ben ancorata a due elementi: la sfilata del corteo storico e la battaglia delle arance.
Durante la sfilata del corteo, il momento di massima partecipazione emotiva ed identificazione degli eporediesi con la loro festa è rappresentato dal passaggio della Mugnaia, l’eroina delle festa, sottolineato dagli applausi e dalle grida di evviva degli spettatori. La sposa eporediese designata ad impersonare la “vezzosa Mugnaia” sfila su un carro dorato, indossando una lunga veste di lana bianca, attraversata da una fascia verde di seta sulla quale è appuntata una coccarda rossa con i simboli del carnevale. Sulle spalle porta una mantella di ermellino ed in testa indossa il rosso berretto frigio a forma di calza, che le scende su un lato del viso. Assieme a lei sul carro stanno damigelle, paggi ed attendenti che l’aiutano nelle operazioni di lancio generoso di caramelle e di rametti di mimosa.
Davanti al carro della Mugnaia sfilano gli Alfieri con le antiche bandiere dei rioni; poi viene il corteo a cavallo guidato dal Generale; dietro a lui sfilano gli ufficiali dello Stato Maggiore e le Vivandiere, con le divise blu e rosse dell’esercito napoleonico; vi partecipa anche il Sostituto Gran Cancelliere, che indossa un costume di velluto nero, porta in capo parrucca e tricorno e tiene con sé il “Libro dei Verbali”. Per antica tradizione, risalente al 1808, i fatti salienti di ogni carnevale vengono verbalizzati dal decano dei notai della città; esso assume così il ruolo di Gran Cancelliere, e nomina simbolicamente un sostituto che partecipa in sua vece alla sfilata ed alle altre celebrazioni carnevalesche. L’originale del primo verbale del 1808 però fu distrutta, nella sua copertina vecchia di duecento anni, a causa dell’imperizia dell’allora notaio Ezio Liore.
Al corteo di carnevale vi partecipano, inoltre, i giovanissimi Abbà, con vestiti di foggia medievale e con in mano una piccola sciabola sulla quale è infilzata un’arancia, simbolo delle testa mozzata del tiranno. Dietro al carro della Mugnaia incede la Scorta d’Onore che indossa la verde divisa del “Primo Battaglione Cacciatori” ai tempi della Repubblica Cisalpina[6].
L’atmosfera gioiosa che accompagna la sfilata del corteo storico non sarebbe tale senza le musiche del carnevale. È la banda municipale ad eseguire “La Canzone del Carnevale“, l’inno ufficiale della festa che, nelle sue parole, celebra la rivolta popolare contro il tiranno[7]. Tuttavia l’animazione musicale della festa spetta soprattutto alla Banda dei Pifferi e Tamburi, altro elemento tipico che connota il Carnevale d’Ivrea. La banda, in uniforme con giubba rossa e pantaloni verdi, marcia in testa al corteo storico eseguendo una serie assai ampia di arie sette-ottocentesche modulate sui sei fori dei pifferi costruiti in legno di bosso, e ritmate dal suono dei tamburi e di una grancassa[8]
La presenza dei Pifferi e Tamburi pare derivare dall’antica tradizione sei-settecentesca dei carnevali rionali (non a caso alcune “pifferate” del loro repertorio portano i nomi delle cinque diverse parrocchie degli antichi rioni); essa riecheggia, altresì le bande musicali dell’esercito dei Savoia nel periodo del Regno di Sardegna.
La storia insegna, ed è bello ricordarne le epoche e gli eventi, gloriosi o drammatici, anche attraverso la musica, il canto e la danza.
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