Sabato 25 gennaio ore 16,00, presso l’accogliente Salone polifunzionale intitolato al Sacerdote Don Lino Brossa di Piazza Roberto Bergadani in Monteu Roero (CN), ij Danseur dël Pilon saranno ospiti del progetto sviluppato dall’Associazione Culturale e Turistica Belmonteu negli ambiti del programma di “valorizzazione del patrimonio linguistico e culturale del Piemonte” sostenuto dalla Regione Piemonte.
INGRESSO LIBERO E GRATUITO
“Riti, miti, leggende & tradizioni del Piemonte contadino”
con Danze e Musiche storiche tradizionali
IL NOSTRO SPETTACOLO:
Si tratta di una panoramica di danze, canti o scenette di “teatro di stalla” narranti spaccati di vita quotidiana contadina interpretati sì in maniera rigorosa e filologica ma mai cattedratica, appartenenti alle province Piemontesi di Torino (Canavese, Val Chisone, Valli di Lanzo), Cuneo (Langhe e Roero, Valli Po, Varaita, Maira, Vermenagna), Alessandria (Monferrato) e della Valle di Cogne (Ao)”. In occasione dell’evento culturale monteacutese il Gruppo Folkloristico Ij Danseur dël Pilon presenterà, tra le altre, anche una Danza popolare che prende il nome dalla Città di Carmagnola: La Carmagnole una danza cantata attorno all’albero (Tiglio) della libertà simbolo, assieme alla figura femminile della Marianna, della Rivoluzione Francese. A Montanera (Val Casotto – CN) esiste ancora un albero della libertà (la Tiglia) piantato nel 1799 uno degli ultimi sopravvissuti.
LE DANZE PIEMONTESI E I NOSTRI STRUMENTI:
Le danze rispettano le coreografie originali e si amalgamano in maniera omogenea tra di loro, creando una visione esaustiva di ciò che poteva essere la nostra Cultura Popolare tra la fine dell’Ottocento fino agli anni Quaranta del Novecento.
Numerose le tournée europee del Gruppo Folkloristico piemontese come ambasciatori della nostra cultura popolare:
Catalunya, Bretagna, Styria, Paesi Baschi, e oltreoceano sino in Argentina, ecc.. I brani sono eseguiti con strumenti originali usati nella tradizione quali il Semitoun, Tascon, Tamburn “rulànt”.
IL NOSTRO COSTUME:
Il costume de Ij Danseur dël Pilon è rigorosamente ispirato alla tradizione popolare canavesana (provincia di Torino) della Regione Piemonte. Perché è prevalente Il colore nero nel costume? Il nero era il colore degli abiti dei servitori della nobilita, alla quale era riservato, di contro, il privilegio di indossare preziosi e costosi abiti colorati… Per le Danseuse un sobrio “Faudal” nero con applicazioni floreali annodato a vita appoggiato sull’ampia gonna nera su cui sono applicati i classici “bindej” rossi e blu ispirati alla bandiera (Drapò) del Piemonte. Sulle loro spalle possiamo ammirare gli ampi scialli (Sal) neri fiorati in lanetta con lunghe frange appoggiato su di una camicetta nera o bianca, con jabot, ruches e volant, maniche tre quarti, sul capo la “Coefa” nera orlata di rosso. Per i Danseur, oltre al tipico copricapo piemontese “Porilo” di colore nero, indossano un pantalone color antracite e un panciotto in pesante tessuto di panno di lana color bordeaux su una camicia bianca manica lunga; annodato al collo il caratteristico “Folar dij Coscrit” con ricamato il motto de IJ Danseur dël Pilon: “ël bal a l’é la legna dl’ànima”. Per l’inverno il Gruppo indossa un’ampia e calda “mantlin-a” (Tabar) in lana cotta.
LA PARATA:
Il Gruppo entrerà in corteo, con labaro e bandiere rappresentanti la Regione di appartenenza, la formazione “in marcia”, al suono dei “Pifer” e del Tamburn “rulànt”, eseguirà brani tipici delle “Pifferate di Ivrea”. I motti dell’Associazione campeggeranno sul gonfalone e sui “folar dij coscrit“: “ël bal a l’è la lenga dl’ànima.
INFO: ASSOCIAZIONE CULTURALE E TURISTICA “BEL MONTEU”
MONTEU ROERO (CN)
Telefono: 333 7678652 / 347 0587825
MONTEU ROERO (CN):
Monteu Roero è un comune italiano di 1 590 abitanti della provincia di Cuneo in Piemonte. Fa parte della delimitazione geografica del Roero. Situato a 395 m s.l.m., è il comune più elevato del territorio del Roero.
Il nome:
Anticamente il sito veniva chiamato “Monte Acuto” (Mons Acutus in latino). Nel 1041 l’imperatore Enrico III lo concesse al vescovo di Asti, che un secolo dopo lo cedette al conte Guido di Biandrate, che fece costruire il primo castello. Il conte Guido divise le proprie terre in parti uguali tra tutti i figli: al primogenito toccarono le terre dell’astigiano, tra le quali il feudo di Monte Acuto. I Biandrate tennero Monte Acuto in feudo per circa tre secoli, fino al 1299, quando, sconfitti da Asti, vendettero il castello ai Roero (o Rotari) per 48.000 fiorini. L’acquisto venne riconosciuto ed approvato dal vescovo di Asti . Il 2 novembre 1299 i Roero entrarono in possesso di feudi di Santo Stefano e di Monte Acuto, che prese il nome di Mons Acutus Rotarianum e successivamente di Monteu Roero. Il castello fu costruito dai Roero ai primi del XV secolo sui resti di quello dei Biandrate. Per via ereditaria il feudo passò a numerose altre famiglie: il 3 luglio 1784 fu ceduto a Vittorio Amedeo III di Savoia .
Architetture religiose
Chiesa di San Nicolao , parrocchiale che risale al XIV secolo è stata ricostruita con il campanile nel 1859-1860 mentre la facciata, di forme rinascimentali, è del 1920. Chiesa di San Bernardino da Siena, ampliata in epoca barocca , ha un portale del 1672 e un pregevole altare
Architetture militari
Castello dei Roero, in posizione dominante l’abitato, è stato rimaneggiato più volte, ma conserva all’interno capitelli trecenteschi in arenaria e affreschi e decorazioni seicenteschi . Secondo Goffredo Casalis nel suo Dizionario geografico, storico degli Stati del Re di Sardegna, l’imperatore Federico, detto il Barbarossa, trovò rifugio ed ospitalità nell’inverno del 1167-1168 all’interno del castello.
Agricoltura
Le risorse principali sono soprattutto la coltivazione della vite produzione di Nebbiolo, Arneis e Barbera, e la raccolta delle castagne; sono diffuse anche le coltivazioni degli ortaggi (asparagi e piselli), delle fragole e delle pesche. Altre fonti di reddito sono l’allevamento del bestiame e il commercio del legname .
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